Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937 e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993. Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960. Nel 1969 è nominato vicerettore del seminario arcivescovile minore. Nel settembre di quell’anno partecipa a una missione nel paese di Montevago, colpito dal terremoto. Sin da questi primi anni segue in particolar modo i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città. Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli, con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell’ecumenismo e delle chiese locali. Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l’annunzio di Gesù Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunità cristiana. Il 1 ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo – segnato da una sanguinosa faida – dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie dilaniate dalla violenza con la forza del perdono. Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. Collabora con i laici della zona per rivendicare i diritti civili della borgata, denunciando collusioni e malaffari e subendo minacce e intimidazioni. Viene ucciso sotto casa il giorno del compleanno, 15 settembre 1993. Padre Puglisi fu ucciso perché venne percepito da Cosa nostra come un pericolo. Il probabile movente fu individuato nell’azione pastorale di padre Puglisi. Il sacerdote era capace di attrarre i giovani del quartiere e di convogliare su Brancaccio le energie di individui e gruppi molto diversi. In definitiva, Puglisi venne ucciso perché, annunciando il Vangelo, aveva reso più incerto il dominio mafioso sulle menti e sui cuori.
Nella basilica è conservata la sua stola. Dalle parole di don Pino Puglisi: “Gesù ha detto: “Chi vuol essere mio discepolo, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. Può sembrare una cosa che atterrisce prendere la croce per essere discepolo di Gesù, ma se vogliamo crescere sarà questa la logica. Se vogliamo restare immaturi, allora rifiuteremo la logica della croce, la logica del chicco di frumento. Chi vuol crescere deve accogliere la logica del chicco di frumento… Dobbiamo vivere in grazia: è questo il segreto per non avere paura della morte, per non morire. Il segreto per saperla affrontare con coraggio, con gioia anzi, è morire durante la vita, mortificandosi, sapersi distaccare, cioè saper vivere tendendo verso il cielo”. E’ stato proclamato beato il 25 maggio 2013.