Omeljan Kovč, prete greco-cattolico ucraino dal 1922 è stato parroco di Peremyshliany, piccolo centro dell’Ucraina occidentale, dove, oltre alla popolazione ucraina, c’era una significativa presenza di polacchi e ebrei. Padre Omeljan si impegnò per animare la vita sociale e culturale della città al fine di favorire le relazioni tra queste tre comunità. Durante l’occupazione tedesca dell’Ucraina occidentale tentò di salvare numerosi ebrei dallo sterminio. In totale distribuì dai 600 ai 2000 certificati di battesimo sapendo di rischiare la sua stessa vita. Per condannare gli eccidi di massa degli ebrei scrisse una lettera a Hitler, nella quale chiese anche il permesso di visitare gli ebrei rinchiusi nei ghetti. Per queste attività fu arrestato dalla polizia nazista nel 1942. Inizialmente fu recluso nella prigione di Leopoli, poi nel 1943 trasferito nel campo di concentramento di Majdanek. A Leopoli fu messo di fronte alla scelta se smettere di aiutare gli ebrei o essere deportato, e, nonostante avesse sei figli, decise di non rinnegare ciò che aveva fatto. Nel lager di Majdanek continuò segretamente ad esercitare il suo ministero sacerdotale, parallelamente al lavoro forzato insieme agli altri prigionieri. Ufficialmente morì per malattia (così comunicarono alla famiglia). Più probabilmente fu ucciso in una camera a gas il 25 marzo del 1944 e cremato nei forni di Majdanek.