Il 4 ottobre 1934, dopo le elezioni vinte dalla destra nel novembre 1933 e in seguito a una crisi di governo, fu proclamato uno sciopero generale, che diede luogo a un moto rivoluzionario in tutta la Spagna destinato presto a esaurirsi in gran parte del Paese.
Nelle Asturie, tuttavia, i rivoluzionari conquistarono il controllo dei bacini minerari e del capoluogo, Oviedo. Ogni manifestazione religiosa fu proibita, le chiese vennero bruciate, la cattedrale di Oviedo fu bombardata, il palazzo vescovile e il seminario furono incendiati. Era l’inizio della guerra civile spagnola, durata dal 1936 al 1939, durante la quale centinaia di cristiani, uomini, donne, sacerdoti, religiosi e laici, persero la vita con la sola «colpa» di professare la loro fede.
Tra di essi Padre Josep Maria Noguer i Tarafa, parroco di Santa Pau, Catalogna, fucilato il 9 agosto 1936, con i seminaristi clarettiani di Barbastro, che hanno lasciato scritto nel loro testamento: “Trascorriamo il giorno infondendoci coraggio per il martirio, pregando per i nostri nemici e per il nostro caro istituto; quando giunge il momento di designazione della vittima c’è in tutti serenità santa e ansia d’ascoltare il proprio nome per avanzare e porci nelle file degli eletti; aspettiamo il momento con generosa impazienza. Quando è giunto abbiamo visto chi ha baciato le corde con cui lo legavano, altri dirigere parole di perdono alle turbe armate; quando sono saliti sul camion verso il cimitero, li abbiamo sentiti gridare: Viva Cristo Re! E la folla rispondere rabbiosa: Muoiano! Muoiano!, ma niente li ha intimiditi.”