Il Beato Jerzy Popiełuszko nacque il 14 settembre 1947 a Okopy nei pressi di Suchowola, vicino Białystok, nella Polonia nord-orientale. Il profondo clima religioso della famiglia, permeato dalla devozione mariana, plasmò in lui sin dalla giovinezza i tratti di una forte spiritualità, che col passare degli anni lo porteranno ad una maturità di fede e ad uno straordinario ministero pastorale. Dopo l’esame di maturità, nel 1965, entrò nel Seminario Maggiore di Varsavia, iniziando a frequentare il corso di sei anni di filosofia e teologia. All’inizio del secondo anno di studio fu chiamato sotto le armi e negli anni 1966-1968 svolse il servizio di leva in una delle unità militari speciali, create appositamente per gli alunni dei Seminari. In queste unità le autorità comuniste conducevano un forte indottrinamento politico, unito alla lotta contro la Chiesa e alla propaganda antireligiosa, cercando in vari modi di indurre i seminaristi a rinunciare agli studi teologici e al sacerdozio. Il chierico soldato Jerzy Popiełuszko si distingueva per il grande coraggio con cui professava le proprie idee e svolgeva le pratiche religiose, ostacolate, schernite e stigmatizzate dalle autorità militari. La sua fermezza attirò su di lui molte vessazioni e persecuzioni, che incisero sul suo stato di salute.
Dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1972, svolse il ministero pastorale in alcune parrocchie nei pressi di Varsavia. A causa delle cagionevoli condizioni di salute, nel 1980 venne trasferito come residente presso la parrocchia di San Stanislao Kostka a Varsavia, dove tra l’altro prestò assistenza pastorale agli operai delle acciaierie della capitale. Dopo la dichiarazione della legge marziale (13 dicembre 1981), don Popiełuszko, dal gennaio 1982 in poi, si impegnò nelle celebrazioni delle “Messe per la patria”, che radunavano numerosissime schiere di fedeli. Nelle speciali omelie pronunciate in occasione di questi raduni di preghiera, egli affrontava temi spirituali e religiosi, ma anche problemi di attualità, di natura sociale e politico-morale. Parlava di torti e ingiustizie, di violazione dei fondamentali diritti dell’uomo, di ateizzazione forzata e depravazione della società, di violenza morale e fisica. Esponeva la dottrina sociale della Chiesa, basata sulle encicliche sociali e gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e del Servo di Dio, card. Stefan Wyszyński, arcivescovo di Varsavia.
Come reazione alla sua attività pastorale, le autorità comuniste inscenarono nei suoi confronti un’intensa campagna di diffamazione e di repressione, chiamandolo sobillatore, reo di turbare la pace sociale, agitatore politico, ed infine accusandolo di attività illegali a carattere politico, a cui seguirono provocazioni da parte della polizia e azioni giudiziarie. Sequestrato il 19 ottobre 1984 da funzionari dei Servizi di Sicurezza dello Stato comunista, fu brutalmente assassinato. I suoi funerali, subito denominati “storici” per la loro forma e per la enorme partecipazione di folla, si svolsero il 3 novembre 1984. Vi presero parte l’arcivescovo di Varsavia e primate di Polonia card. Józef Glemp, una decina di vescovi, più di mille sacerdoti, diplomatici e centinaia di migliaia di polacchi.