Mons. Oscar Arnulfo Romero nasce il 15 agosto 1917 a Ciudad Barrios, villaggio di bassa montagna in El Salvador. Entra in seminario nella città di San Miguel e nel 1937 va a studiare a Roma dove è ordinato sacerdote nel 1942. Nel 1943 ritorna in El Salvador. E’ parroco nella diocesi di San Miguel fino al 1968, quando diventa segretario della Conferenza Episcopale salvadoregna. Nel 1970 è nominato vescovo ausiliare nell'arcidiocesi di San Salvador. Nel 1975 è vescovo di Santiago de María. Nel 1977 diviene arcivescovo di San Salvador. Muore nel 1980, ucciso durante una celebrazione liturgica da uno squadrone della morte.

Mons. Oscar Arnulfo Romero nasce il 15 agosto 1917 a Ciudad Barrios, villaggio di bassa montagna in El Salvador. Entra in seminario nella città di San Miguel e nel 1937 va a studiare a Roma dove è ordinato sacerdote nel 1942. Nel 1943 ritorna in El Salvador. E’ parroco nella diocesi di San Miguel fino al 1968, quando diventa segretario della Conferenza Episcopale salvadoregna. Nel 1970 è nominato vescovo ausiliare nell’arcidiocesi di San Salvador. Nel 1975 è vescovo di Santiago de María. Nel 1977 diviene arcivescovo di San Salvador. Muore nel 1980, ucciso durante una celebrazione liturgica da uno squadrone della morte.

Gli ultimi anni della sua vita lo vedono assurgere a fama internazionale per le sue coraggiose prese di posizione contro la violenza e l’ingiustizia nel suo paese. Timido e impacciato per natura, ma personalità carismatica e autorevole, di cultura e tradizione tridentina e al contempo assai fedele al magistero della Chiesa del suo tempo, Mons. Romero si trovò suo malgrado, in forza della responsabilità profondamente sentita di arcivescovo e pastore, ad esercitare un ruolo pubblico determinante nella crisi che la sua nazione stava vivendo. Sul finire degli anni Settanta El Salvador scivolava infatti verso la guerra civile, nel contesto di un confronto di Guerra fredda fra Est e Ovest che coinvolgeva fortemente l’America Centrale. Mons. Romero si fece in particolare “voz de los sin voz”, ossia difensore dei poveri e degli umili “senza voce” sottoposti alla spirale di violenza scatenata dal governo militare e dalle formazioni guerrigliere di opposizione.

La sua posizione di mediatore di pace, non senza lucide e vibranti denunce dell’ingiustizia sociale all’origine della gravissima crisi, rese invisa la sua voce presso i fautori della violenza e delle soluzioni di forza. Questa testimonianza, fondata sempre su motivazioni religiose e spirituali condusse Mons. Romero alla morte. Il 24 marzo 1980, lunedì dell’ultima settimana di Quaresima. Mons. Romero stava celebrando la Messa nella chiesetta dell’ospedale per malati oncologici presso cui viveva. Aveva appena finito l’omelia. Le ultime parole erano state eucaristiche: “Che questo corpo immolato e questo sangue sacrificato per gli uomini ci alimenti anche per dare il nostro corpo e il nostro sangue alla sofferenza e al dolore, come Cristo”. Si udì uno sparo proveniente dall’ingresso della cappella. Mons. Romero cadde dinanzi all’altare. Pochi minuti dopo morì.

La Chiesa cattolica aprì nel 1997 la causa di beatificazione e gli attribuì il titolo di servo di Dio: il postulatore della causa è stato l’arcivescovo Vincenzo Paglia, attuale presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. La sua causa di canonizzazione, rimasta ferma per anni, è stata sbloccata dall’intervento di papa Benedetto XVI ed in seguito proseguita da papa Francesco, che ne desiderava una rapida conclusione. Proprio Papa Francesco, con proprio decreto del 3 febbraio 2015 ha riconosciuto il martirio in odium fidei di monsignor Romero, che verrà elevato alla gloria degli altari, come beato, in una solenne celebrazione in San Salvador, il 23 maggio 2015.


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