A sinistra dell’abside si apre la cappella di Sant’Adalberto. Fondata dalla Confraternita dei Molinari, che la officiarono fino al 1846, la cappella portava originariamente il titolo di San Paolino da Nola, sotto la cui protezione si erano voluti porre i Molinari. Le reliquie del nolano sono state poi traslate nel 1909 nella cattedrale della città campana. Il pavimento, come ricorda un’iscrizione lapidea, fu completamente rifatto nel 1870 da Giuseppe Renzoni. Al centro del soffitto, voltato a botte, si trova un affresco di anonimo maestro romano, con San Paolino in gloria, datato 1750. Il resto della decorazione parietale presenta motivi vegetali, trofei, insegne vescovili, due finte finestre e due dipinti a monocromo con i molini sul Tevere. Nella cappella sono murate tre lapidi marmoree. Da notare quella sulla parete sinistra, scritta in italiano, che ricorda le vicende della cappella fino al 1626 e porta inciso nella parte inferiore un mulino ad acqua, simbolo della Confraternita. L’altare settecentesco è stato demolito nel corso del restauro del 1976 e sostituito con quello attuale, progettato dal francescano Andrea Martini. All’interno è visibile la cassetta metallica con le reliquie dei Santi Adalberto, Esuperanzio e Sabino. Il paliotto del vecchio altare è stato murato nella parete di fondo e adornato con un tondo marmoreo che ricorda il millenario della diocesi di Praga (973-1973). Sulla parete si trova una grande tela centinata con la Vergine e i Santi Paolino, Adalberto, Sabino ed Esuperanzio. Opera di un ignoto maestro romano, fu realizzata per la Confraternita dei Molinari nel 1655 come si legge nell’arma esibita dall’angioletto nella parte inferiore del dipinto (“UNIVERSITAS / DE / MOLINARI / 1655”). Al di sopra della grande pala, è affrescata sulla parete di fondo un’Annunciazione, opera seicentesca, coeva o posteriore al dipinto giacché ne rispetta il profilo. Ai lati si trovavano due immagini di santi, oggi perdute, e, in basso, i due bei dipinti a monocromo con i Molini sul Tevere, conservati solo in parte. Sull’altare vi è una icona di Sant’Adalberto, offerta dalla diocesi di Gniezno a Giovanni Paolo II e donata alla Basilica. Da una porta posta sulla parete destra si accede all’attuale sacrestia della basilica. In questo ambiente, al di sopra degli imponenti armadi lignei, sono conservati due frammenti di un affresco staccato e la tela di Antonio Carracci con San Carlo in preghiera che originariamente decorava l’altare della cappella della chiesa dedicata al Vescovo di Milano.