L’Isola Tiberina ha la forma di una nave in mezzo al Tevere, con due punti di accesso: il ponte Cestio: dall’aspetto tardottocentesco, ma risalente al 46 a.C. di cui rimane solamente l’arcata centrale e il ponte Fabricio, di epoca romana.

Il ”ponte” della nave ospita due chiese e due ospedali, mentre sulla banchina orientale è possibile ammirare una scultura del dio Esculapio con il serpente attorcigliato a un bastone e una testa di toro.

Tale rappresentazione, oltre ad essere un richiamo alla destinazione ospedaliera del luogo, vuole ricordare una leggenda secondo la quale durante la peste del 292 a.C. un serpente, consacrato al dio greco della medicina, sarebbe spontaneamente saltato sull’Isola da un’imbarcazione che veniva dalla città di Epidauro. Due anni prima infatti alcuni saggi si erano recati nella città greca per consultare la divinità a seguito di una grave pestilenza.

In ricordo di tale evento i romani decisero di dare all’isola la forma di una nave, sagomando dei blocchi di travertino e ponendo al centro del tempio, eretto in onore di Esculapio, un obelisco a guisa di albero maestro. Sulle rovine del tempio oggi si innalza la chiesa di san Bartolomeo all’Isola.