21 maggio 2021

La Comunità di Sant’Egidio, durante la preghiera serale a San Bartolomeo all’Isola, farà memoria della morte di frére Christian de Chergé, monaco trappista di Notre Dame de l’Atlas  a Tibihirine, in Algeria.

Era il 21 maggio del 1996 quando frére Christian venne ucciso per mano dei fondamentalisti islamici, insieme ad altri suoi confratelli.

Durante la lunga guerra civile che insanguinò l’Algeria negli anni ’90, i monaci di  Tibihirine scelsero di resistere accanto ai piccoli, ai malati e a uomini e donne bisognosi, pur conoscendo i rischi a cui andavano incontro, per offrire speranza al popolo algerino e per essere un segno di presenza cristiana, in dialogo con il mondo islamico.

Tra il 1994 e il 1996 persero la vita 19 religiosi.  La loro memoria liturgica cade l’8 maggio, giorno in cui furono uccisi i primi due religiosi: fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond.

Il martirio più noto è quello dei sette monaci trappisti di Tibhirine, rapiti nel loro monastero nella notte tra il 26 e il 27 marzo del 1996 con il priore, padre Christian de Chergé.

Il 21 maggio del 1996 il Gruppo Islamico Armato annunciò l’uccisione di monsignor Pierre-Lucien Claverie, vescovo di Orano e religioso domenicano e dei suoi sei confratelli.

I martiri di Algeria sono stati beatificati l’8 dicembre 2018 a Orano, nella basilica di Nostra Signora di Santa Cruz, sotto il pontificato di papa Francesco.

La Basilica di San Bartolomeo all’Isola, Santuario dei Nuovi Martiri,  conserva una lettera del monaco trappista Christian de Chergé, che questa sera sarà posta sull’altare maggiore durante la preghiera, in memoria del martirio.

Tratto dal testamento spirituale Christian de Chergé

Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere anche oggi- di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese… che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.