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6. Sala Africa

Il cristianesimo in Africa ha radici antiche risalenti al primi secoli della storia cristiana: è il caso delle Chiese ortodosse copta egiziana e Tawahedo d’Etiopia.

Gli ortodossi etiopi hanno sofferto a causa dell’occupazione coloniale attuata dal regime fascista italiano (1935-1941). Le autorità fasciste, infatti, promossero una dura repressione del clero etiope, accusato di fomentare la resistenza locale: culmine delle violenze fu la strage compiuta dagli italiani nel maggio 1937 nel Monastero di Debre Libanos, dove furono uccisi circa 1.500 tra monaci, preti e giovanissimi seminaristi.

La Chiesa Tawahedo successivamente ha subito la persecuzione del regime di tipo marxista-leninista instauratosi in Etiopia nel 1974, che arrivò a uccidere il patriarca Tewophilos.

I cristiani copti egiziani nel XXI secolo sono stati vittime di attentati terroristici contro le loro chiese. La domenica delle Palme del 2017 nella cattedrale di Alessandria d’Egitto una strage è stata provocata da un commando di Daesh.

Altre Chiese, nell’Africa subsahariana, hanno una storia piú recente. Sono nate tra XIX e XX secolo, in seguito all’impegno missionario cattolico, anglicano e protestante, connesso, ma non senza contrasti, all’espansione coloniale europea.

Tra i missionari non pochi sono caduti lungo il ‘900 e con loro anche vescovi, preti e laici africani, soprattutto catechisti.

Tra il 1955 e il 1965 la maggioranza della popolazione africana ottenne l’Indipendenza politica. Era la decolonizzazione: nacquero i nuovi Stati africani. Alla stagione delle speranze successe, tuttavia, un periodo marcato da instablità politica, conflitti etnici e guerre civili, che ha segnato alcune regioni fino a oggi.

Vittime delle violenze sono stati spesso cristiani, a causa della loro fede e del loro impegno nella società. In alcuni casi non si sono sottomessi alla logica dell’odio e sono stati travolti dagli scontri interetnici, come in Burundi e in Ruanda durante il genocidio del 1994. Sotto dittature spietate sono stati colpiti per la loro resistenza a un potere dispotico, come in Uganda negli anni ’70. In altri casi la loro testimonianza di pace ha contrastato I disegni del signori della guerra: così è stato in numerosi Paesi, dalla Liberia alla Somalia, dalla Sierra Leone al Mozambico.

Nel XXI secolo in diverse regioni si sono registrate azioni violente contro cristiani da parte di gruppi armati di orientamento islamista. Non di rado questa violenza si è abbattuta sulle chiese, dove sono stati perpetrati massacri di fedeli, riuniti in assemblee domenicali, soprattutto nelle regioni settentrionali della Nigeria.

Altre volte in aree di conflitto cristiani sono stati uccisi da gruppi terroristi, come nel caso dei 21 lavoratori copti egiziani uccisi in Libia, il 15 febbraio 2015.

In un’Africa tormentata dalle guerre, dalla fame, dalle epidemie, i cristiani sono stati fedeli ai poveri. La loro scelta di amore evangelico li ha esposti a situazioni di rischio, come è avvenuto per le sei suore poverelle di Bergamo morte per l’epidemia di Ebola in Congo nel 1995, perché avevano deciso di restare accanto al loro malati.