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museo

Informazioni archeologiche

Siamo nel cuore dell’antica Basilica di San Bartolomeo costruita da Ottone III nel 998. Grazie agli scavi archeologici condotti nel 2006-2007, oggi possiamo ipotizzarne la storia.

In epoca classica, nel III secolo a.C. esisteva sull’Isola Tiberina il Tempio di Esculapio, uno dei più importanti luoghi sacri della Roma repubblicana e imperiale del quale sembrava persa ogni traccia.

Dagli scavi sono emerse due file di grandi blocchi di tufo che costituiscono l’unica traccia individuata di uno dei cortili del tempio, al centro del quale si trovava un pozzo marmoreo, attualmente presente al centro della navata centrale, abbellito da Ottone III in continuità con la fonte di acqua salutifera dell’antico tempio di Esculapio. E’ stato ritrovato anche un frammento di un capitello dedicatorio, esposto nella sala dedicata ai martiri perseguitati dal nazismo. Questi muri di blocchi di tufo servirono da fondazione per edificare una prima chiesa, verosimilmente identificabile in San Salvatore de Insula, precedente all’intervento di Ottone III; accanto ad essa venne scavato un piccolo sepolcreto cristiano connesso con il luogo di culto, oggi visibile.

Ottone III decise l’ampliamento di questa chiesa già esistente aggiungendovi le navate laterali, che sfruttarono i vecchi filari di blocchi di tufo come fondazione per i nuovi colonnati. Gli scavi hanno rivelato una sorta di ampia vasca rettangolare costruita in muratura al di sotto del livello pavimentale, di circa 2,50 metri di lunghezza per 1,70 di larghezza, con una profondità di circa un metro. La “vasca” si trova esattamente al centro del presbiterio della Basilica ottoniana, segnalata dalla presenza delle sei colonne intorno, con due capitelli con aquile di fattura bizantina.

Tutto questo era costruito per custodire le reliquie che la Basilica ebbe sin dall’atto  della sua fondazione: il prezioso corpo dell’Apostolo e martire Bartolomeo, il vescovo martire Adalberto, Paolino da Nola, insieme ai martiri Abbondo, Abbondanzio e Teodora che Ottone recuperò e traslò qui dal Monte Soratte e ai martiri di Spoleto Esuperanzio e Sabino. La vasca, che separava le teche delle reliquie dal suolo, aveva la funzione di evitare l’accumulo di umidità, pericoloso per la conservazione delle reliquie stesse, garantendo la circolazione dell’aria.

Dopo un primo crollo dovuto alle acque del Tevere, nel corso del XII secolo il presbiterio fu effettivamente riadattato per diventare cripta di una nuova Basilica ricostruita quasi integralmente. La trasformazione in cripta fu attuata con la costruzione di un lungo muro che la separa dalle navate, con due finestrelle ora chiuse, mentre gli spazi ai lati del presbiterio furono ripartiti mediante colonne. La Basilica del XII secolo, con la cripta, fu abbellita da una importante decorazione cosmatesca di cui sono rimaste alcune tracce.