Oggi insieme alla Chiesa facciamo memoria di Sant’Adalberto, vescovo di Praga, martirizzato in Prussia Orientale nel 997, dove dedicò la sua vita ad annunciare in Vangelo affrontando con tenacia e determinazioni i contrasti posti da un’importante presenza pagana. 

 Si chiamava Voytèch, fu cresimato a Magdeburgo dall’arcivescovo Adalberto, da cui poi prese il nome.  A soli 27 anni, nel 983, divenne  vescovo di Praga, ma nel 988 lasciò la città, a causa dei numerosi ostacoli posti al suo impegno pastorale e si ritirò a Roma.  Nel 992 fu rimandato a Praga, dove  continuò la sua opera di evangelizzazione .  Tre anni dopo, tuttavia, gli ostacoli politici lo costrinsero a tornare a Roma e qui, poiché non poteva tornare a Praga, progettò di impegnarsi per l’evangelizzazione della Prussia, dove si diresse con il fratello e un monaco nel 996. Il 23 aprile 997 i tre vennero catturati e uccisi dai pagani.  

I due viaggi a Roma misero Adalberto in contatto con importanti figure della spiritualità monastica: a Montecassino dove si era avvicinato a san Nilo, fondatore del monastero di rito bizantino di Grottaferrata e a Roma poiché aveva trovato ospitalità presso il monastero dei Santi Bonifacio e Alessio sull’Aventino, importante punto di incontro della spiritualità greca e latina, dove era insediata una comunità monastica mista di Benedettini e Basiliani.

Durante il suo secondo soggiorno  a Roma, il vescovo Adalberto incontrò  l’Imperatore Ottone III con cui maturò un’amicizia personale. Quando la notizia del martirio raggiunse l’imperatore, mentre si trovava in Germania,  già nell’autunno del 997  Ottone III volle che venisse eretta una chiesa ad Acquisgrana  per onorare la memoria dell’amico martire. Nel febbraio dell’anno successivo Ottone III fece ritorno a Roma e anche qui volle dedicare una chiesa al martire slavo. Il luogo scelto fu l’estremità meridionale dell’Isola Tiberina. Recatosi nel 1000 in pellegrinaggio a Gniezno, in Polonia, per pregare sulla tomba dell’amico martire,  l’Imperatore Ottone III ottenne alcune reliquie da portare nella chiesa dell’Isola tiberina.