Oggi ci uniamo alla memoria liturgica dei Beati martiri di Algeria , 19 religiosi che durante la lunga guerra civile che insanguinò il paese negli anni ’90, scelsero di resistere accanto ai piccoli, ai malati e a uomini e donne bisognosi, pur conoscendo i rischi a cui andavano incontro, per offrire speranza al popolo algerino e per essere un segno di presenza cristiana, in dialogo con il mondo islamico. Nella fedeltà al Signore e alla loro missione furono uccisi in odium fidei, in circostanze diverse, dal terrorismo islamista tra il 1994 e il 1996.

La loro memoria liturgica cade l’8 maggio, giorno in cui furono uccisi  i primi due religiosi: fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond.

Il martirio più noto è quello dei sette monaci trappisti di Tibhirine, rapiti nel loro monastero nella notte tra il 26 e il 27 marzo del 1996 con il priore, padre Christian de Chergé, di cui la Chiesa di San Bartolomeo, Santuario dei Nuovi Martiri, conserva una lettera.

Il 21 maggio del 1996 il Gruppo Islamico Armato annunciò l’uccisione di monsignor Pierre-Lucien Claverie, vescovo di Orano e religioso domenicano e dei suoi sei confratelli e una settimana dopo furono ritrovate solamente le loro teste.

Tra i martiri di Algeria ricordiamo anche:quattro Padri Bianchi, due suore Agostiniane Missionarie, due Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, una Piccola Suora del Sacro Cuore, una Piccola Suora dell’Assunzione e un religioso marista.

I martiri di Algeria sono stati beatificati l’8 dicembre 2018 a Orano, nella basilica di Nostra Signora di Santa Cruz, sotto il pontificato di papa Francesco. 

 

Tratto dal testamento spirituale Christian de Chergé

Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere anche oggi- di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese… che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.