Il 19 ottobre del 1984 moriva il beato Jerzy Popiełuszko dopo essere stato sequestrato e torturato fino alla morte da funzionari del ministero dell’interno della Repubblica Popolare di Polonia.
Dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1972, Popiełuszko svolse il ministero pastorale in alcune parrocchie nei pressi di Varsavia. La sua attività pastorale lo avvicinò ai lavoratori siderurgici e ai lavoratori del sindacato autonomo di Solidarność, avverso al regime comunista. In seguito alla dichiarazione della legge marziale (13 dicembre 1981), don Jerzy si impegnò nelle celebrazioni delle “Messe per la patria”, che radunavano numerosissime schiere di fedeli,infatti la Chiesa Cattolica in questo frangente fu l’unica forza ad avere una certa possibilità di critica, attraverso le prediche durante la celebrazione delle messe.
Nelle sue speciali omelie, pronunciate in occasione dei raduni di preghiera con tanti fedeli,don Jerzy affrontava temi spirituali e religiosi, ma anche problemi di attualità, di natura sociale e politico-morale. Parlava di torti e ingiustizie, di violazione dei fondamentali diritti dell’uomo, di ateizzazione forzata e depravazione della società, di violenza morale e fisica. Esponeva la dottrina sociale della Chiesa, basata sulle encicliche sociali e gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e del Servo di Dio, card. Stefan Wyszyński, arcivescovo di Varsavia. Le prediche di padre Popiełuszko venivano regolarmente trasmesse da Radio Free Europe, che gli diede una certa popolarità anche all’estero.
Come reazione alla sua attività pastorale, le autorità comuniste inscenarono nei suoi confronti un’intensa campagna di diffamazione e di repressione, chiamandolo sobillatore, reo di turbare la pace sociale, agitatore politico, ed infine accusandolo di attività illegali a carattere politico, a cui seguirono provocazioni da parte della polizia e azioni giudiziarie. Minacciato e invitato al silenzio da parte del ministero dell’interno polacco, il 13 ottobre 1984, poco prima di essere ucciso, fu coinvolto in un incidente stradale dal quale però uscì illeso.
Il 19 ottobre 1984 fu sequestrato da funzionari dei Servizi di Sicurezza dello Stato comunista e brutalmente assassinato. I suoi funerali, subito denominati storici per la loro forma e per la enorme partecipazione di folla, si svolsero il 3 novembre 1984 in presenza dell’arcivescovo di Varsavia e primate di Polonia card. Józef Glemp, di una decina di vescovi, più di mille sacerdoti, diplomatici e più di 400.000 persone.
La notizia dell’assassinio causò disordini in Polonia e gli autori dell’omicidio – i capitani Grzegorz Piotrowski, Leszek Pekala, Waldemar Chmielewski e il colonnello Adam Petruszka – furono giudicati colpevoli e condannati a 25 anni di carcere, ma furono rilasciati in seguito ad amnistia qualche anno dopo.
Nella Basilica di San Bartolomeo all’isola , Santuario dei Nuovi Martiri è conservata una sua reliquia
Il 19 dicembre 2009 Papa Benedetto XVI autorizzò la Congregazione per le cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il martirio
Il 19 settembre 2014, durante una messa tenuta nel monastero dell’Annunciata a Thiais, nella diocesi di Créteil, il vescovo Michel Santier ha annunciato ufficialmente l’apertura della causa di canonizzazione del martire polacco.
Pochi giorni fa, a 35 anni dal suo martirio, è uscito un libro: Jerzy Popiełuszko 1947-1984. Il martirio di un sacerdote nella Polonia comunista edito dalla San paolo scritto da Cesare G. Zucconi, che approfondisce la storia del sacerdote polacco inquadrandola negli anni cruciali 1960/80 sia per la Polonia che per il mondo occidentale, avvalendosi di fonti inedite tra cui documenti conservati negli archivi della Stasi (i servizi segreti della Germania dell’Est).
Nella prefazione Andrea Riccardi, storico, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e presidente della Società Dante Alighieri, sottolinea che Popiełuszko è stato un prete tipico della Polonia di Giovanni Paolo II e un martire della lotta del cattolicesimo polacco all’oppressione del sistema comunista e sovietico. Riccardi afferma poi che studiando la sua vita e il suo pensiero si comprendono lo spirito e la forza di un popolo: era un vero figlio del popolo cattolico contadino, nato e cresciuto sotto lo sguardo amorevole della Madonna Nera di Częstochowa, realmente vissuto in mezzo alla sua gente, concretamente “in uscita”, in mezzo al suo gregge, come insegna papa Francesco.