La cerimonia organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Diocesi di Roma

Nel XX e XXI secolo sono migliaia i martiri che in tutto il mondo hanno dato la vita per il Vangelo. Centinaia di nomi e di storie sono stati ricordati il 26 marzo nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina durante la veglia ecumenica promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Diocesi di Roma nel Martedì Santo in memoria dei cristiani uccisi nel nostro tempo. La Basilica infatti raccoglie le reliquie di numerosi martiri contemporanei provenienti da Europa, Medio Oriente, Asia, Americhe, Oceania e Africa.

Sono stati ricordati nella celebrazione come ultimi in ordine di tempo, tre monaci egiziani copto-ortodossi, Takla el- Samouili, Youstos ava-Markos e Mina ava-Markostre, pugnalati a morte nel monastero di S. Marco Apostolo e S. Samuele il Confessore in Sud

Africa, il 23 marzo e, il giorno successivo, padre William Banda della Società S. Patrizio per le Missioni Estere.

Per loro e per ogni martire ricordato è stata accesa una candela e quattro crocifissi, circondati dalle palme, simbolo di pace, sono stati posti ai piedi dell’altare in rappresentanza dei quattro continenti. «I cristiani perseguitati ci mostrano, in ogni tempo, che nulla – nemmeno i legami di sangue – è superiore al legame con Cristo. Nei martiri vediamo che la comunione con Gesù è ben più preziosa della vita terrena, dei legami famigliari, di tutto! Questa “testimonianza del sangue” che i martiri rendono a Cristo è una voce profetica potente e un grande segno di speranza perché il Regno di Dio continuerà a diffondersi, anzi, grazie ai martiri, sarà ancora più conosciuto e amato.», ha detto il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, che ha presieduto la celebrazione.

Ha continuato Farrell: «I martiri avevano nel cuore la pace e per questo, con la loro morte, hanno fermato la spirale della violenza. I martiri, infatti, hanno vissuto in situazioni di tensione e di conflitto, ma non hanno alimentato il risentimento e gli odi reciproci. Li preghiamo perché anche noi possiamo avere un cuore pacificato e desideroso di pace, di essere accoglienti, di sentire la giusta solidarietà e compassione e saper trovare modi intelligenti e realistici per offrire aiuto e sostenere il cammino della pace e dell’uguaglianza in tanti paesi del mondo».

Numerose le persone che nella basilica di San Bartolomeo si sono unite in preghiera implorando i martiri di intercedere per l’Ucraina, perché cessi il massacro degli innocenti in Israele, a Gaza, in Siria e nell’intero Medio Oriente. Perché ogni paese ferito dalla guerra possa ritrovare la via della pace e per quanti nelle prigioni e nei luoghi di detenzione danno testimonianza di resistenza al male con le povere armi del bene.