Franz Jägerstätter, era un giovane contadino austriaco, cattolico, sposato a Franziska, padre di tre figli. Il 9 agosto del 1943, all’età di 36 anni, fu decapitato in un carcere vicino a Berlino, per la sua opposizione alla guerra e per essersi espresso più volte contro il Führer e il nazionalsocialismo.
La sua vicenda è per molti versi impressionante. Nel pieno della guerra e del clima di propaganda bellica creato dalle autorità naziste, questo giovane padre, nato e cresciuto a soli trenta chilometri dal villaggio natale di Hitler, ebbe molto chiara nella sua coscienza l’impossibilità per un cristiano di essere soldato in un esercito comandato da un potere iniquo e anticristiano. Tale chiarezza era per lui semplicemente un dono, una grazia, da accogliere con umiltà e riconoscenza. Affermava infatti: «Se Dio non mi avesse dato la grazia e la forza di morire, se necessario, per difendere la mia fede, forse farei semplicemente ciò che fa la maggior parte della gente». Si chiedeva poi con grande chiarezza: «Si può essere allo stesso tempo soldato di Cristo e soldato per il nazionalsocialismo, si può combattere per la vittoria di Cristo e della sua Chiesa e contemporaneamente combattere perché vinca il nazionalsocialismo?».